Bancarotta fraudolenta: chiarimenti dalla Cassazione su distribuzione delle riserve

Bancarotta fraudolenta: chiarimenti dalla Cassazione su distribuzione delle riserve

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33365 del 3 settembre 2024, ha fornito importanti chiarimenti in materia di bancarotta fraudolenta patrimoniale. In particolare, la Suprema Corte ha escluso la configurabilità del reato di bancarotta fraudolenta in caso di distribuzione legittima ai soci di somme iscritte come riserve da conferimento, allocate a quota libera. Tale distribuzione, infatti, non è ritenuta causa di depauperamento del patrimonio sociale. Questo se non determina un’immediata e irreversibile compromissione del patrimonio della società e non mette in pericolo gli interessi dei creditori.

Secondo la Corte, il fulcro della valutazione risiede nella possibilità che la distribuzione delle riserve produca un danno diretto e tangibile per i creditori sociali. Se tale rischio non è concreto e non vi è una perdita effettiva della capacità patrimoniale dell’impresa, la bancarotta fraudolenta patrimoniale non può considerarsi integrata.

Questa pronuncia si inserisce in un quadro normativo che mira a garantire un equilibrio tra le esigenze di gestione aziendale e la tutela dei creditori. Il reato di bancarotta fraudolenta, disciplinato dal codice penale, presuppone che vi sia un comportamento fraudolento o doloso volto a danneggiare il patrimonio dell’impresa. Con conseguente pregiudizio per i creditori. Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che la distribuzione di somme legittimamente iscritte come riserve a quota libera non costituisce di per sé un atto fraudolento, purché non comporti un danno immediato e irreversibile.

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Bancarotta fraudolenta: chiarimenti dalla Cassazione su distribuzione delle riserve