Trasfusioni di sangue infetto: le Sezioni Unite fanno chiarezza sul risarcimento danni
Sentenza Sezioni Unite Civili n. 12016/2023: una svolta per le vittime di sangue infetto
Le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12016 del 2023, hanno fatto chiarezza su alcuni aspetti controversi in materia di risarcimento danni da trasfusione di sangue infetto. La pronuncia rappresenta una svolta importante per le vittime di questa tragedia, fornendo loro nuovi strumenti per ottenere giustizia.
Cosa ha stabilito la Corte di Cassazione?
La Corte ha statuito tre principi fondamentali:
1. Valore del verbale della Commissione medica:
Il verbale redatto dalla Commissione medica di cui all’art. 4 della legge n. 210 del 1992 non ha valore confessorio.
La sua efficacia probatoria si limita ai fatti che la commissione attesta essere avvenuti in sua presenza o essere stati dalla stessa compiuti.
Le diagnosi, le manifestazioni di scienza o di opinione contenute nel verbale costituiscono materiale indiziario soggetto al libero apprezzamento del giudice.
2. Prova del nesso causale:
Il provvedimento amministrativo di riconoscimento del diritto all’indennizzo ex lege n. 210 del 1992 costituisce un elemento grave e preciso per la prova del nesso causale tra trasfusione e insorgenza della patologia.
Il Ministero della Salute, per contestare l’efficacia del provvedimento, deve allegare specifici elementi fattuali idonei a privare la prova presuntiva offerta dal danneggiato dei requisiti di gravità, precisione e concordanza.
3. Giudicato esterno:
Il giudicato esterno formatosi tra le stesse parti sul diritto alla prestazione assistenziale ex lege n. 210 del 1992 fa stato quanto alla sussistenza del nesso causale tra emotrasfusione e insorgenza della patologia.
Il giudice del merito è tenuto a rilevare anche d’ufficio la formazione del giudicato, a condizione che lo stesso risulti dagli atti di causa.
Trasfusioni di sangue infetto: le Sezioni Unite fanno chiarezza sul risarcimento danni
La sentenza delle Sezioni Unite rappresenta una vittoria importante per le vittime di sangue infetto. I principi stabiliti dalla Corte di Cassazione facilitano l’accesso al risarcimento danni, chiarendo il valore probatorio dei diversi documenti e rafforzando la presunzione di nesso causale in favore dei danneggiati.
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