Il tema della violenza sessuale è estremamente delicato e complesso, soprattutto quando si tratta di valutare atti come un rapido sfioramento del corpo della vittima. Recentemente, la Corte di Cassazione penale, Sezione III, ha affrontato un caso significativo su questo argomento. Con la sentenza n. 38881 del 23 ottobre 2024, la Corte ha confermato la condanna di un imputato per il reato di violenza sessuale, chiarendo alcuni aspetti importanti riguardo al contatto fisico fra il reo e la vittima.
In questo caso specifico, l’imputato aveva sfiorato brevemente il gluteo della vittima, e la difesa aveva sostenuto che tale contatto non fosse sufficiente a configurare il reato di violenza sessuale poiché la mano non era rimasta appoggiata per un lasso di tempo apprezzabile. Tuttavia, la Corte ha rigettato questa tesi, affermando che il “tempo apprezzabile” del contatto non può essere utilizzato per escludere la sussistenza del reato. Piuttosto, esso può essere considerato solo per determinare l’elemento soggettivo del reato.
La Corte ha ribadito che il reato di violenza sessuale è integrato anche in caso di semplice sfioramento, se questo è connotato da finalità concupiscenti. Questo significa che anche un contatto apparentemente rapido e superficiale, se mosso da intenti sessuali, può configurare il reato di violenza sessuale. Tale pronuncia ha un impatto significativo sulla valutazione legale di questi casi, poiché pone l’accento non solo sull’atto fisico, ma anche sulle intenzioni dell’agente.
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